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Paure, ansia, incertezze e cambiamento

Il bambino che piange dentro di noi

Nel nostro mondo interno ci sono tante parti, alcune più piccole, proprio come dei bambini e altre un po’ più grandi. Dovrebbe essere presente anche una parte principale che è la parte più adulta e che dovrebbe governare tutte le altre parti più piccole. Tenerle insieme, in un clima di tranquillità, di cooperazione, come se fosse una squadra.

Il problema è che queste parti, per esempio quelle molto piccole, si spaventano e si agitano, piangono, urlano e noi da parte adulta dobbiamo prendercene cura, come se fossimo dei genitori di noi stessi.

Possiamo rapportarci ad un piccolo bambino dentro di noi in vari modi. Se si agita noi ci agitiamo, ma quando riconosciamo che non siamo noi nel nostro intero ma è soltanto una parte di noi, già è un buon risultato.

Il secondo passaggio è come trattare quella parte. Io posso dire “questa parte ha paura, non sono io e quindi via!”. Questo è il metodo sbagliato perché quella è una tua parte. Più fai così e più quel bambino continuerà a piangere, certo perchè lui è solo un bambino e se tu che sei il suo genitore fai così lui si sentirà ancora più solo. Il genitore dovrebbe proteggerlo, accogliere il suo pianto, consolarlo. Se tu invece gli dici di stare zitto è chiaro che lui si sentirà ancora più solo e spaventato.

Quindi accogli il suo pianto e consolalo, cerca di comprenderlo perchè lui è piccolo e tu che sei adulto devi renderti conto che è la sua visione del mondo e non la tua, è limitata, è la visione di un bambino e nella sua visione, quell’evento fa paura.

Come fare a far sì che non pianga più? Esattamente come fanno i genitori con il proprio figlio, fagli sentire che ci sei tu, che ci pensi tu, che lo proteggi tu, quando lui si sentirà protetto, allora saprà che non ha niente di cui preoccuparsi.

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